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Archive for aprile 2010

Steve Jobs: Flash è il passato

Lettera aperta del CEO: sei ragioni per dire no alla tecnologia Adobe su iPhone OS. Una dichiarazione di guerra a tutti gli effetti? Ampi stralci delle sue dichiarazioni.

“Forse Adobe dovrebbe lavorare di più alla creazione di buoni strumenti per HTML 5 per il futuro, e criticare meno Apple per aver lasciato il passato indietro”: non fa sconti Steve Jobs, CEO di Apple, a quella che un tempo era il partner per eccellenza della sua azienda. In una lettera aperta il leader macsimo si toglie parecchi sassolini della scarpa, mettendo nero su bianco concetti che fino a oggi aveva accennato in diverse occasioni: e ci va giù parecchio duro con Adobe, quello che un tempo era un partner privilegiato e indispensabile di Cupertino e che oggi appare invece come un produttore software come un altro.

Sono sei le ragioni con cui Jobs spiega la decisione, definitiva a quanto pare, di rinunciare al supporto di Flash sulla propria piattaforma mobile in favore di HTML 5, H.264, CSS e JavaScript. Decisione che prescinde dal rapporto che risale alla notte dei tempi tra le due aziende (“Apple è stato il primo grande cliente” di Adobe, ricorda, “Apple ha investito in Adobe e ha posseduto il 20 per cento dell’azienda per molti anni”), una precisazione che sembra quasi voler sgombrare il campo da ogni tipo di clemenza: le ragioni della scelta sono tutte esclusivamente tecniche, tanto per gradire si inizia dal concetto di “open”.

Inutile negarlo, una delle principali “accuse” rivolte a iPhone, iPad e in generale al panorama dei device di Apple è la loro “chiusura”: occorre utilizzare gli strumenti di sviluppo dedicati, le API dedicate, possedere un Mac, ottenere l’approvazione di Apple per mettere in vendita le proprie app. Jobs: “I prodotti Flash di Adobe sono al 100 per cento proprietari”. Allo stesso modo, cioè, per svilupparli bisogna rivolgersi ad Adobe, utilizzare strumenti Adobe, ed è solo Adobe a deciderne gli sviluppi futuri, le caratteristiche, le funzionalità e le capacità. “Secondo quasi qualsiasi definizione, Flash è un sistema chiuso” chiosa il CEO.

Seconda ragione: navigare e fruire del Web, di tutto il Web. “Adobe ha detto ripetutamente che i device mobile di Apple non possono avere accesso a tutto il web perché il 75 per cento dei video sul web sono in Flash. Quello che non dicono è che quasi tutti questi video sono anche disponibili in un formato più moderno, H.264, e quindi visibili su iPhone, iPod e iPad”. Idem dicasi, aggiunge Jobs, per i giochi: è vero che tutte le app in Flash che circolano sul Web (e in particolare su Facebook, ndr) sono inutilizzabili su iPhone o iPad, ma è altrettanto vero che ce ne sono 50mila disponibili, gratis e a pagamento, su AppStore: “Ci sono più titoli ludici e di intrattenimento disponibili per iPhone, iPod e iPad che per qualsiasi altra piattaforma del mondo”.

Al terzo porto della classifica di Jobs ci sono la affidabilità e la sicurezza, e soprattutto le performance: “Flash non ha mai funzionato bene sui device mobile. Abbiamo chiesto ripetutamente ad Adobe di mostrarci Flash funzionare al meglio su un device mobile, uno qualunque, per anni. (…) Adobe ha detto pubblicamente che Flash (nella sua versione completa, ndr) sarebbe stato mostrato su uno smartphone a inizio 2009, poi nella seconda metà del 2009, poi nella prima metà del 2010, e adesso dicono nella seconda metà del 2010 (si parla di Android 2.2, ndr). Pensiamo che alla fine succederà, ma siamo felici di non aver atteso (we are glad we didn’t hold our breath, ndt). Chi sa come andrà?” si chiede polemico. Senza dimenticare, ricorda sempre Jobs, che Flash ha subito parecchi colpi sul piano della sicurezza nel 2009, e secondo le statistiche di Apple resta una delle principali cause di crash dei Mac.

Quattro: la durata della batteria. Secondo Jobs, si possono guardare fino a 10 ore consecutive di video H.264 su iPhone, meno di 5 se il filmato è in Flash: la differenza ovviamente la fa tutta la decodifica hardware del primo formato e quella software del secondo. Certo, si può utilizzare H.264 dentro un player Flash: ma perché farlo, visto che H.264 funziona già nativamente nei browser? E poi, quinto punto, c’è la questione del touch: per il CEO di Apple Flash basa i suoi strumenti e le sue interfacce su input come tastiera e mouse, mentre iPhone e iPad lavorano col touch screen. Anche in questo caso, occorre riscrivere le applicazioni: ma se occorre riscriverle, perché non farlo con HTML 5, JavaScript e CSS?

Sesta e ultima ragione, per Jobs la più importante: “Sappiamo grazie a una esperienza dolorosa che consentire l’introduzione di un layer software altrui tra la piattaforma e gli sviluppatori finisce per generare applicazioni sub-standard e limita lo sviluppo e il progresso della piattaforma”. Jobs stigmatizza la dipendenza eventuale da librerie e tool altrui per creare applicazioni su una piattaforma, punta il dito sui ritardi di Adobe nell’adottare talune tecnologie: “Non possiamo essere alla mercé di terzi che decidano se e quando rendere i nostri miglioramenti disponibili ai nostri sviluppatori”.

Le priorità di Apple non coincidono (più?) con quelle di Adobe: “Non è obiettivo di Adobe aiutare gli sviluppatori a scrivere le migliori app per iPhone, iPod e iPad. Il suo obiettivo è aiutarli a scrivere applicazioni multi-piattaforma. E Adobe è stata terribilmente lenta nell’adottare i nostri miglioramenti alla piattaforma Apple. Per esempio, anche se Mac OSX è in vendita da quasi 10 anni ormai, Adobe ha appena concluso la transizione (Cocoa) due settimane fa con il rilascio di CS5. Adobe è stata l’ultimo sviluppatore esterno tra i più importanti ad adottare completamente Mac OSX”.

Flash, dice Jobs, è figlio dell’era dei Personal Computer: quelli che usano tastiera e mouse. “Flash è un business di successo per Adobe, e possiamo comprendere perché tentino di spingerlo oltre i PC”: ma l’era del mobile, quella fiorita in questi anni e che Apple tenta di cavalcare da un pezzo, è l’era di “device a basso consumo, interfacce tattili e standard per il web aperti – tutte aree in cui Flash non eccelle”. L’enorme quantità di creatori di contenuti che si sono mostrati interessati alla piattaforma Apple, le quasi 200mila applicazioni presenti su App Store, conclude Jobs, “dimostrano che Flash non è più necessario”. C’è da stare certi che su questo punto Adobe avrà qualcosa da ridire.

Via punto-informatico

PDFpen: unire, editare, dividere file PDF sul Mac

aprile 29, 2010 1 commento

PDFpen

PDFpen è un software per Mac che consente di editare i file PDF aggiungendo testo, immagini, note e riordinare, cancellare o unire pagine. Grazie all’applicazione possiamo inoltre correggere il testo e le grafiche, grazie ai blocchi di testo editabili.

È inoltre possibile spostare, ridimensionare, copiare e togliere le immagini presenti nei documenti PDF originali, sovrapporre testo e immagini a quelli già presenti e cambiare l’ordine delle pagine semplicemente trascinandole.

Tramite l’applicazione è anche possibile sfruttare l’Optical Character Recognition (OCR) sui documenti scannerizzati: viene riconosciuto il testo presente sui documenti e riportato in PDF.

PDFpen consente inoltre il copia incolla avanzato, permettendo di conservare la formattazione e il tipo di font della fonte originale. È possibile inoltre selezionare e copiare il testo su colonne di testo multiple, oltre ad aggiungere note e commenti in qualsiasi punto dei documenti PDF.

È consentito inoltre aggiungere sottolineature, evidenziare o barrare del testo e salvare le immagini utilizzate frequentemente nella propria libreria.

L’applicazione è giunta alla versione 4.6.2 con la correzione di alcuni difetti di funzionamento.

PDFpen è una applicazione shareware per Mac, costa $49.95 pari a €45.95, ed è compatibile con Snow Leopard.

Per utilizzare la funzione OCR è consigliato un processore Intel 1.8 Ghz o superiore. Il software è localizzato in lingua italiana.

Via melablog

Google compra LabPixies e si prepara a lanciare molte, molte app


Le migliori applicazioni per qualsiasi piattaforma Google, come per esempio Android, sono inevitabilmente quelle scritte direttamente da Google.

Adesso, quelli di Mountain View hanno comprato una piccola azienda di applicazioni chiamata LabPixies che realizza widget e giochi per Android e iGoogle. Quindi aspettiamoci molto, molto di più.

via Gizmodo

Android supera iPhone OS negli USA

aprile 28, 2010 1 commento

Android vs. iPhone OSSicuramente il Nexus One di Google non è l’iPhone-killer (ammesso che dovesse diventarlo), ma i dati di diffusione dei sistemi operativi per smartphone indicano che dal mese di aprile le vendite di device equipaggiati con Android hanno portato al superamento iPhone OS: è comunque una vittoria per l’open source, nonostante le divergenze con gli sviluppatori del kernel Linux siano tutt’altro che appianate.

Dal report di AdMob emergono almeno altri due dati interessanti: il primo è che Windows Phone 7 parte da una base inconsistente di installazioni del sistema operativo Microsoft, rispetto ad Apple e Google che dominano il mercato. Il secondo è che AT&T vede intaccata la propria leadership – dopo il flop di Buzz.com – a favore di Verizon, cui Cupertino ha per ora negato la distribuzione di iPhone.

Sì, perché non c’è omogeneità tra gli smartphone con Android: a farla da padrone è il Motorola Droid (conosciuto in Italia come Milestone) venduto negli USA proprio da Verizon — cui è stata affidata di recente anche la distribuzione di Nexus One, per tentare un aumento di vendite rispetto all’esclusiva di Google. Forse Steve Jobs eviterà battute sulla pornografia per Android, in futuro.

Via ossblog

iPhone 4G, polizia a casa Gizmodo

L’abitazione di uno degli editor del noto sito statunitense è stata perquisita dalle forze dell’ordine. Dubbi sul mandato, sulle modalità dell’azione. EFF ricorda a tutti il diritto di cronaca

Al ritorno da una cena in compagnia della moglie, Jason Chen (editor di Gizmodo) ha trovato la propria abitazione invasa da agenti di polizia che, accompagnati da un mandato, avevano forzato la serratura dell’ingresso alla ricerca di “prove”: che alla fine dell’ispezione sono risultate essere quattro computer, due server e altro materiale informatico. Il tutto sequestrato e caricato su un veicolo della polizia di San Mateo County, in California.

La motivazione con cui gli inquirenti hanno dato il via all’azione nei confronti di Chen è quella di aver pagato 5mila dollari per entrare in possesso di quello che si è poi scoperto essere un prototipo di iPhone 4G, smarrito da un ingegnere Apple “su di giri” e successivamente arrivato nelle mani di Gizmodo, che ha colto la palla balzo forgiando lo scoop.

Quello che in principio poteva sembrare essere uno smarrimento apparentemente pilotato, per dare il via a una complessa campagna di marketing, si tinge ora di polizesco: una svolta che pochi avrebbero immaginato soprattutto dopo che Gizmodo aveva restituito il prototipo a Apple, su richiesta di quest’ultima.

Non è chiaro cosa stesse cercando la polizia nell’abitazione di Chen ma, secondo il rappresentante di Electronic Frontier Foundation (EFF) Jennifer Granick, “esistono leggi sia statali che federali che garantiscono l’inviolabilità degli strumenti di news gathering di giornalisti e reporter”. Granick ha proseguito spiegando che con questo atto di perquisizione, seguito da un sequestro, sarebbero stati violati sia il Privacy Protection Act che il suo equivalente californiano.

Il legal team di Gawker, che segue “rumorosamente” la faccenda, ha invocato l’applicazione della Shield Protection Law senza però ottenere successo, come spiegato dal viceprocuratore della contea di San Mateo Stepehen Wagstaffe: “L’indagine – ha dichiarato – è volta all’accertamento di chiunque abbia avuto a che fare con il telefono”.

via punto-informatico